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Lavorazione delle carni

Tradizione e Innovazione

Punto di forza del Salumificio dei Castelli è l’accurata scelta e selezione delle carni. Solo così siamo certi di poter produrre un salume di qualità.

Per tutte le nostre lavorazioni utilizziamo esclusivamente carne fresca di suini italiani appartenenti al circuito tutelato (o alla filiera della Soprèssa Vicentina DOP) oppure di bovini selezionati di origine UE.

Le fasi della lavorazione coniugano il rispetto delle tecniche tradizionali con la sicurezza ed il controllo delle moderne tecnologie, seguendo il protocollo H.A.C.C.P., per la sicurezza e la salubrità alimentare.

 

Andando nello specifico:

Sezionamento e selezione

effettuati esclusivamente in maniera manuale a coltello;

Macinatura e impasto

nel rispetto della tradizione, della qualità e attenti alle esigenze dei consumatori. I nostri prodotti infatti sono senza derivati del latte, glutine o glutammato;

Insacco

tassativamente in budello naturale;

Sgocciolamento e Asciugatura

a caldo o a freddo a seconda del prodotto, con controllo costante, 7 giorni su 7, 12 mesi l’anno;

Stagionatura

(per i prodotti non freschi), un lento tempo di riposo e maturazione nei nostri locali, dove viene ricreato il microclima ottimale per ottenere i migliori risultati.

Passione unica  

La scelta delle carni e le tecniche di lavorazione fanno parte dell’identità e delle tradizioni del Veneto. 

La salumeria rappresenta uno dei punti di forza e di eccellenza dell’enogastronomia veneta. Essa vede “El mas-cio” protagonista indiscusso delle tavole e del folklore della tradizione rurale. Il maiale, allevato e viziato durante il corso dell’anno, rappresentava infatti una fondamentale riserva di carne, la cui lavorazione a opera dei maestri norcini permetteva una sua conservazione, tale da garantirne il consumo durante tutto l’arco dell’anno, dalle fresche “luganeghe” alla stagionatissima “Soprèssa”, vera regina dei salumi.

La trasformazione, attraverso morte e resurrezione del maiale in forma di salumi, è stata nel corso degli anni narrata da diversi autori letterari, proprio per la sua valenza quasi sacrale: la presenza o meno di questi prodotti, gelosamente conservati attraverso le stagioni, costituiva il discriminante tra fame e carestia, abbondanza e miseria.